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Luci e suoni dell’anima vol. 1 – Coro di voci bianche dell’Arcum (CD)

14,90

Descrizione

Tra Otto e Novecento va costituendosi un corpus notevole di musiche destinate alle voci infantili: fuori e dentro il teatro per musica la voce bianca potrà finalmente godere di quel riconoscimento identitario. L’interesse dei grandi compositori appartenenti alla stagione moderna darà sostanza e nutrimento a quell’identità, contribuendo alla costituzione di un repertorio finalmente emancipato. Paolo Lucci, fondatore e direttore a Roma del Coro di Voci Bianche dell’Arcum, ha da sempre assolto il compito di promuovere la conoscenza di detto repertorio. La raccolta di musiche che compare in questi due CD nasce per l’appunto dalla ricerca e dalla esplorazione, condotte stavolta sui repertori di ambito europeo.

La disposizione cronologica degli autori (da Schubert a Stravinskij, Vol. 1; da Hindemith a Davies il Vol. 2) agevola la percezione di un discorso in costante evoluzione.

Astro assoluto dell’età romantica, Franz Schubert può vantare una predilezione non comune nei confronti della vocalità, la sua inimitabile capacità di dar voce a qualsivoglia testo, poetico e non, mediante la sua musica emerge anche nella scelta dei brani assai disparati che qui compaiono in successione: si vedano il canone a voci sole per l’inno alla bellezza di maggio, il luminoso ancoraggio pianistico a sostegno dell’intonazione di Der Psalm 23, e ancora le voci sole in Die Nacht nella trascrizione di Lucci dell’originale versione per voci maschili. A chiudere il capitolo schubertiano la Deutsche Messe. Otto movimenti per questi semplici canti per la messa con accompagnamento di fiati, timpani e organo. Il Crux! Hymne des marins appartiene alla produzione di Franz Liszt legata agli anni del soggiorno italiano e di più intensa devozione religiosa all’ombra della sacralità romana e del culto della polifonia antica. L’accostamento al brano listiano dei due lavori wagneriani ha una sua ragion d’essere nella vicinanza amicale e professionale tra i due compositori quasi coetanei: il Kinder-Katechismus zu Kosel’s Geburstag è una vera e propria rarità, un brano domestico e familiare, un augurio natalizio rivolto ai figli di Cosima Liszt, il cui nome viene scandito a viva voce nella coda del brano. C’è una sola meditata eccezione nella geografia non italiana di appartenenza di autori e brani presenti in questa pregevole raccolta: si tratta della tarda pagina verdiana, le famose Laudi alla Vergine Maria. La stagione ottocentesca si chiude con l’altra stazione cruciale della vocalità romantica ed è Brahms il faro dell’altra metà del secolo, a dirigere e promuovere la vocalità corale. Con il Noël des enfants qui n’ont plus de maisons, ovvero con l’unica pagina dedicata alle voci infantili di Claude Debussy, si apre la rassegna novecentesca e non a caso nel clima dolente del primo conflitto mondiale e con l’intonazione del Natale senza sorriso e senza casa dei bambini orfani di guerra, appena sospinta dal trepidante vagare dell’accompagnamento pianistico. Fancy, su testo dal Mercante di Venezia di Shakespeare, è l‘unica pagina di Zoltán Kodály a testimoniare in questa sede la dedizione di tutta una vita e la squisita abilità nel trattamento della voce corale, da parte del celebre maestro ungherese. Non poteva mancare un documento del gigante del Novecento, Igor Stravinskij, che, esule in Svizzera negli anni del primo conflitto mondiale, scriveva dedicandoli ai figli due deliziosi cicli di melodie accompagnate al pianoforte. Stavolta è proprio la suggestione testuale, la semplicità e l’estro immaginifico dei testi prescelti da Stravinskij a guidare lietamente i giovani cantori nell’intonazione di queste melodie appartenenti al primo Novecento.

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